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Castello Chadra

17 Aprile 2021

CENNI STORICI:

A nord-est di Francofonte sorgono, immersi tra agrumeti e vigneti, i ruderi del castello di Chadra, le cui origini affondano in quel periodo della Sicilia tanto turbolento, quanto incerto, risultato della lotta tra angioini e aragonesi prima e dopo la guerra del Vespro. Nel 1270 si documenta l’esistenza solo di un casale “Càdera” o “Chadra”.

Nel 1296 il casale è feudo diviso tra le due famiglie dei Mortillaro e dei De Lamia; nel 1307 il miles Giovanni De Lamia decide di edificare una fortezza in quella parte del feudo che appartiene alla sua famiglia, la quale otterrà l’intero possesso del territorio appena due anni dopo. I De Lamia deterranno Chadra con il relativo castello fino al 1392, anno in cui Nicolò De Lamia, considerato ribelle giacché leale alla famiglia dei Chiaramonte, subirà la confisca dei beni dalla regia camera. Nel 1394 ottiene l’investitura del feudo di Chadra Berengario Cruyllas, la cui famiglia non molto tempo dopo riceverà anche castello e abitato di Calatabiano. Due terremoti causano il progressivo abbandono del casale e della fortezza: al 1552 è datato un primo evento sismico, durante il quale la fortezza subisce seri danni, tuttavia riparati; infine il violento terremoto del 1693 devasta l’intera struttura, pregiudicando ogni tentativo di ricostruzione.

castello Chadra

CARATTERISTICHE STRUTTURALI:

Chadra è un “baglio”, il quale si presenta nella forma di una grande torre mastra, attorno alla quale si svolge il perimetro di un cortile fortificato. Il cortile possiede una forma rettangolare irregolare (m. 75 X 45), orientato est-ovest. L’intero complesso, che sorge su di un’ansa del torrente Canale, si presenta protetto a meridione e a oriente dal medesimo corso d’acqua, mentre a settentrione offrono una prima difesa dai possibili assedianti due fossati paralleli, dei quali quello più esterno pare sia rimasto incompiuto, quello più interno possiede una larghezza di circa m. 4 e pari profondità.

L’intera cortina muraria sembra essere il risultato di aggiunte successive: il muro orientale, ai giorni nostri per buona parte crollato, parrebbe opera del XIV o XV secolo; certamente più tardo è il tratto di muro meridionale, realizzato per buona parte nel XVIII secolo, ma inglobante tratti della cortina trecentesca. Lungo tutto il perimetro murario si svolgono anche i camminamenti di ronda merlati, scomparsi per la maggior parte, tranne per alcuni brevi tratti. Essi si dispongono a circa 4 m. d’altezza e si internano nella medesima cortina con una profondità di circa cm. 70. L’ingresso principale al cortile fortificato si trova nell’angolo di nord-est e ha la forma di un avancorpo, aggettante verso settentrione di circa m. 12. La soglia di tale ingresso immette in un piccolo cortile, forse salvaguardato dalla presenza di una torretta, un tempo anch’essa aggettante dalla cortina muraria principale, ma adesso crollata. Dal piccolo cortile al grande cortile si accede tramite una rampa di scale intagliata nella roccia. Il baglio è oggi occupato da un agrumeto che occulta buona parte delle strutture superstiti. Fino a qualche decennio fa dovevano esservi molti cisterne e silos scavati nella roccia, oggi del tutto interrati e poco o per nulla visibili. La torre mastra sorge lungo il lato occidentale del cortile principale. Dell’edificio oggi rimangono solo dei grossi monconi, dai quali è possibile ricostruire solo con parziale esattezza l’aspetto originario di questa fortificazione: essa possedeva una pianta cilindrica e apriva sul baglio il suo unico ingresso, caratterizzato da un arco a tutto sesto composto da blocchetti di pietra calcarea. Si può ancora misurare lo spessore murario dell’intero edificio, quantificato in circa m. 1,50, uniforme in tutta l’altezza. Solo in seguito, probabilmente durante alcuni rifacimenti della torre, si aggiunge una scarpatura non ammorsata lungo l’intera circonferenza, alta dal piano di campagna m. 7,60 e spessa alla base m. 2,20. Dai pochi dati adesso disponibili, si evince che un tempo la struttura avesse una pianta interna a forma ottagonale del diametro di m. 8. Ciascun angolo dei lati interni dell’ottagono probabilmente si allungava non oltre un terzo dell’intera altezza della torre, al fine di formare costolonature necessarie a reggere una volta di copertura. In ogni lato dell’ottagono si aprivano saettiere fortemente strombate, delle quali oggi rimangono solo pochi esempi. Come è anche possibile apprendere da alcuni documenti storici, la torre doveva possedere in tutto tre piani, oltre il terrazzo merlato, così da raggiungere un’altezza complessiva di 15/18 metri. Il pian terreno, “turri d’abbasciu”, si componeva di un’unica stanza; infine, gli altri due piani accessibili attraverso scale lignee, si ricavavano per mezzo di altrettanti solai, uno detto “di immenzu”, l’altro “di susu”.

Testi e foto curati da:

G. Tropea

Foto satellitari:

Google Maps

Realizzazione grafica, foto e adattamento testi:

Carnibella Salvatore, Gissara Daniela, Negrini Salvatrice, Raiti Rossana Tecla.

Servizio Civile Nazionale:

Prog. Miglioramento Francofonte 2009

O.L.P.:

Marino Giancarlo

UBICAZIONE:

Contrada Gadera.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll., Palermo 1855-56.

Catalioto L., Terre, baroni e città in Sicilia nell’età di Carlo d’Angiò, Messina 1995.

Gaudioso M., Per la storia del territorio di Lentini nel secondo medioevo, ASSO, XXII, 1926.

Pisano Baudo, Storia di Lentini antica e moderna, 3 voll., Lentini 1965-74.

San Martino de Spucches F., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia
dalle loro origini ai giorni nostri, vol. II, p. 36, vol. III.

Sella P., Rationes Decimarum Italiae. Sicilia, Città del Vaticano 1944.

Last modified: 12 Giugno 2021

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